Alessandro Chessa: «I dati sono la porta del precision Marketing»

Tra gli importanti ruoli che ricopre professionalmente, come è possibile vedere dal suo profilo LinkedIn, Alessandro Chesssa è CEO di Linkalab, laboratorio di ricerca con sedi a Cagliari e Milano, che si occupa degli aspetti applicativi della Teoria delle Reti Complesse, con un particolare accento alle questioni computazionali, all’ottimizzazione dei sistemi di calcolo e alla creazione di librerie e web services scientifici.
Docente del Master in Data Analysis in Talent Garden, il più importante operatore europeo di digital education con focus la
- Come è nata Linkalab? Nella pratica potresti parlarmi di 2 progetti completati che ti hanno dato maggiore soddisfazione?
Linkalab nasce come laboratorio di ricerca e sviluppo di stampo accademico ma con la propensione ad accettare una sfida di mercato reale, quindi fuori dalle aule universitarie e con la chiara idea che alla fine ci sono clienti da soddisfare e un fatturato da generare, come qualsiasi aziende che voglia prosperare sul mercato.
Le tematiche che citi, quelle legate ai Sistemi Complessi, che recentemente hanno regalato un premio nobel per la fisica all’Italia con Giorgio Parisi, sono quelle che ci hanno caratterizzato sin dagli esordi nel 2008 e sono poi state affiancate dalle nuove metodologie legate all’AI e al Machine Learning.
Dati: tra reti sociali e semantic web
Sicuramente il nostro progetto ‘fiore all’occhiello’ è il Datalab in Eni Comunicazione Esterna che abbiamo contribuito a fondare dal 2016. Nell’ambito di questo lab abbiamo sviluppato molte tecniche innovative di Natural Language Processing and Understading applicati soprattutto ai flussi di dati dalle reti sociali online. Ultimamente ci stiamo concentrando sulla nuova frontiera del Semantic Web e dei Knowledge Graph.
Mi fa piacere citare il fatto che stiamo riuscendo ad avere successo anche presso varie PMI italiane con progetti di Data Lake e Advanced Analytics che mirano a risolvere problemi di Data Science a 360 gradi con un approccio graduale che abbiamo denominato DSaaS (per Data Science as a Service).
- Come si è concretizzata la collaborazione con Talent Garden? Che tipo di sinergie vengono scambiate?

La mission di Talent Garden è accompagnare la crescita delle persone e delle organizzazioni.
Con Talent Garden (Tag) abbiamo da subito cominciato a collaborare sui loro prodotti di formazione, soprattutto quelli legati al mondo dei dati e dell’Intelligenza Artificiale. Personalmente sono coordinatore scientifico dei Master in Business Data Analysis e Data Science&AI che ho anche progettato e dei più recenti percorsi di Digital Reskill e Business Data Science, che è stato lanciato a livello europeo. Qui viene fuori al meglio la nostra vocazione accademica e molti dei nostri ricercatori diventano docenti in questi master.
Le sinergie sono notevoli e per esempio molti dei nostri clienti provengono dall’ecosistema del Tag, per conoscenze maturate nelle classi e negli eventi.
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- Perché è così importante analizzare i dati? E quali sono i benefici pratici nella vita dell’uomo comune? Mi faresti degli esempi concreti?
I dati rappresentano una nuova opportunità di conoscenza e questo vale davvero in tutti i campi sia quello scientifico che di business. Da un lato per esempio, tramite i dati Social, è possibile raggiungere una più approfondita conoscenza delle dinamiche umane, ma dall’altro questo ha aperto le porte all’era del Precision Marketing (da contrapporre al Mass Marketing), cioè un marketing che può ‘colpire’ con precisione il singolo consumatore.
Ma ci sono dei benefici anche molto immediati come quelli che si possono raggiungere in campo sanitario. Per esempio in ambito diagnostico, dall’analisi dell’enorme massa di radiografie i sistemi di AI sono in grado di raggiungere precisioni nel riconoscere tumori anche allo stadio molto iniziale, inarrivabili per qualsiasi medico.
- Che impatto hanno i dati sulla comunicazione corporate e sulle agenzie che lavorano in outsourcing? Quanto le organizzazioni recepiscono il fattore numerico e statistico rispetto alla progettazione di una campagna?
Citavo il caso di Eni e dei nostri lavori in comunicazione esterna, che valgono in realtà per qualsiasi azienda. Ormai si parla correntemente di Social Listening, come pratica comune di indagine per orientare la comunicazione e orchestrare le campagne pubblicitarie. Di recente abbiamo sviluppato un metodo per definire delle ‘target personas’ di un nuovi prodotti partendo dai dati di una survey mirata a una community di riferimento.
Dal clustering della rete di somiglianza tra questi potenziali consumatori emergevano spontaneamente dei profili che non erano noti ai responsabili marketing, sopratutto se riferiti a un prodotto che non aveva precedenti sul mercato.
- La raccolta e lo studio dei dati interni ad un’organizzazione che tipo di miglioramenti può portare all’HR Manager, rispetto al benessere dei collaboratori e dipendenti?
Se adeguatamente raccolti, i dati di interazione tra gli utenti aziendali possono far emergere problemi o anche competenze che non erano note. Si parla di People Analytics che segnala il fatto che anche i dipendenti possono essere oggetto di analytics, sperabilmente a fin di bene.

Funzioni, sfide e opportunità delle persone al lavoro
Per esempio di recente abbiamo svolto una sperimentazione con la startup Yumi, raccogliendo dati quotidiani sullo stato di benessere dei lavoratori, con lo scopo preciso di capire eventuali problemi nello smart working, quindi potendo distinguere tra lavoro a casa e in ufficio. Tramite queste analisi ci è spesso capitato di far emergere leadership non ancora riconosciute in azienda o viceversa problemi di marginalizzazione nel lavoro dei team.
- Attualmente c’è molto interesse rispetto al “dato”, ma nella realtà le competenze sembrerebbero essere carenti, come mindset e hard skills in cosa verticalmente bisogna investire, sia a livello pubblico che privato?
Sembra scontato dire che manca la cultura del dato, ma è questo davvero il problema e se non si interviene con tempestività nulla potrà cambiare. In questo senso per noi è fondamentale la sinergia col Tag, perché alla fine la formazione è in alcuni casi l’unico punto di partenza possibile, specialmente per le PMI.
Qualcuno fa questo investimento in proprio, ma sempre più le aziende mandano i propri dipendenti in avanscoperta, con la speranza che poi piano piano questi diventino i diffusori della cultura dei dati in azienda.
- Per quanto riguarda il giornalismo, come trovi l’impatto che i dati hanno sulla professione, dunque sia sull’informazione mainstream che su quella di “nicchia”? Su, Il Sole 24 Ore, esiste la rubrica Info Data, potrebbe essere il la per incrementare la figura professionale del Data Journalist?

La cultura del dato portata nel giornalismo italiano da Il Sole 24 Ore
Mi sono occupato di Data Journalism (DJ) circa una decina d’anni fa. C’è stato un momento d’entusiasmo, sulla scia degli esempi virtuosi del giornalismo anglosassone, ma devo dire che l’ondata di crisi della carta stampata e di tutto il comparto ha di molto fiaccato la possibilità di crescita e sviluppo del DJ.
Ora mi sembra che ci sia una ripresa, che se vogliamo ha seguito la lenta migrazione verso il digitale dei maggiori organi di stampa, ma percepisco ancora molta lentezza e incertezza sul da farsi. L’esempio in Info Data dell’amico Luca Tremolada è sicuramente un esempio virtuoso e molti dovrebbero seguirlo.
- L’instabilità geopolitica attuale, con la recessione che avanza suggerisce delle politiche economiche maggiormente analitiche, dunque la data driven economy che tipo di miglioramento porterebbe a livello internazionale ed italiano?
Come già sottolineato i dati possono fornirci una visione molto approfondita delle dinamiche sociali ma anche economiche. I sistemi finanziari sono molto vulnerabili per via di un intrico di relazioni non sempre tracciabili con metodi tradizionali. E qui rientra il concetto di Sistema Complesso citato all’inizio.
Con gli opportuni modelli e sufficienti dati è possibile raggiungere una visione sistemica del mondo economico che potrebbe fornire uno strumento formidabile di controllo e di previsione per anticipare possibili crisi globali, magari fornendo la giuste ricette per intervenire nei punti nevralgici del sistema.

Giornalista e professionista della comunicazione digitale. Ottimizzo in ottica SEO articoli e contenuti per siti aziendali, testate giornalistiche e blog. Sono esperto di Social Media Management, Content Marketing e Digital PR. La formazione continua mi permette di attuare strategie al passo con l’innovazione.